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brillanti e geniali, le sistemazioni del verde, soprattutto i colloqui tra edilizia e natura che si attuano
in mille episodi, dai massi dolomitici sagacemente lasciati allo stato bruto ai sottili espedienti
del piazzale del labirinto e dei campi di gioco per bambini.
Nel linguaggio contemporaneo, l'arte non nasce senza un pensiero pianificatore e senza l'invenzione di una funzione.
Ma il pensiero e la funzione non bastano a garantirla. A Corte di Cadore, chiarite le scelte, Edoardo Gellner ha trovato
l'ispirazione poetica. Nei timbri più diversi: dagli accenti gravi fino al monumentale del padiglione d'ingresso a capanna,
agli scherzosi accoppiamenti di casette separate da patii; dalla studiata casualità dei muri di legno, di pietra e
di cemento, agli strutturalismi virtuosi degli edifici maggiori; dagli arredamenti ai colori. Concluso il ragionamento
sulle funzioni, il villaggio rivela un margine irrazionale e incantevole: per esso, nella storia dell'architettura
italiana del dopoguerra, è un'opera d'eccezione.
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