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La vicenda del progetto di linea ferroviaria ad alta velocità
in val di Susa ha assunto una dimensione che va ben oltre i confini del contesto locale; nelle sue articolazioni,
ha messo in evidenza una serie di contraddizioni profonde, circa il rapporto tra soggetti che concorrono alla
trasformazione del territorio.
La realizzazione di questa “grande opera” solleva tematiche a vari livelli, da valutazioni di tipo ambientale,
a considerazioni economico-finanziarie, a verifiche in merito all’esercizio della democrazia quale
strumento partecipativo dei cittadini alla gestione della cosa pubblica.
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Rispetto alla prima ipotesi di progetto, di fine anni '80 (nuova linea
di TGV tra Torino e Lione con galleria di 50 km sotto il Moncenisio)
si sono succedute proposte diverse,
che hanno accompagnato l’azione di due fronti opposti -favorevoli e contrari- in un clima di
forte conflittualità.
Le posizioni a difesa del territorio tendono ad una lettura meno segnata dal repertorio dei luoghi
comuni e più rivolta all'approfondimento; una lettura nella quale si integrano approcci di tipo soggettivo -
un vissuto che attribuisce valore al contesto naturale – con impostazioni di tipo oggettivo,
basate su particolari competenze disciplinari.
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